È difficile esprimere il concetto di Wabi Sabi in poche parole. Dietro questo termine apparentemente semplice e dal suono gradevole si nasconde un’intera filosofia. Una filosofia profondamente radicata nella cultura giapponese che ne permea l’arte e le tradizioni.
Stress, ansia, depressione, pensieri negativi, sono il prodotto del nostro continuo rincorrere un ideale. Il Wabi Sabi ci invita a fermarci, a riflettere, a scoprire che la perfezione in natura non esiste. Tutto è già perfetto: basta accettarne l’imperfezione. Basta saper apprezzare le persone che ci stanno vicine, gli oggetti di un tempo, seguire il ciclo naturale della vita, cogliere la bellezza perfino nel decadimento.
Wabi significa semplicità. Il Sabi è “la fioritura del tempo”. Questa filosofia celebra la preziosità del tempo e delle sue conseguenze, le crepe, il difetto. Il Wabi Sabi invita ad amare il fascino del ferro ossidato, di una vernice scalfita, di una ruga nel legno, proprio come facciamo noi di Wabi Studio quando recuperiamo e restauriamo i nostri oggetti, consapevoli che porteranno con grazia ed eleganza il peso dei loro anni.
È Wabi Sabi la cerimonia del tè. Per noi occidentali è quasi inconcepibile dover rimanere per ore seduti ad aspettare la preparazione di una bevanda che richiede non più di pochi minuti. Ma un giapponese, in ogni secondo che passa durante la cerimonia, vede la preziosità di gesti unici, irripetibili, che non torneranno mai più e che come tali vanno goduti.
Anche il kintsugi è Wabi Sabi. Questa antica pratica giapponese consiste nel riparare oggetti rotti utilizzando una speciale resina dorata. Attraverso le sue preziose linee di frattura, viene valorizzata la ferita, l’imperfezione dell’oggetto, che diventa ancora più pregiato.
Il Wabi Sabi permette di guardare al di là dell’apparenza, di scoprire l’essenza delle cose. Un concetto che troviamo ovunque nell’arte classica giapponese ma che è stato abbracciato anche da artisti occidentali. Basta guardare la perfetta imperfezione dei soggetti fotografati da Walker Evans, o la semplicità degli scatti di Andre Kertesz.
Il Wabi Sabi è ovunque. Basta fermarsi e osservare.